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Il personal branding dei blogger

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Questa sono io mentre “curo” il mio personal branding direttamente da casa mia coi due pupi.
“Confesso che non ti ho mai chiesto l’amicizia perché pensavo tu fossi una blogger seria! di quelle vere! e lo sei! solo che hai sta cosa che sei anche simpatica”

Questo messaggio me l’ha mandato Silvia, una mia nuova amica su Facebook.

L’ho trovato davvero bellissimo ma non è il primo che ricevo di questo tenore. Ogni tanto qualcuno mi scrive cose del tipo “ti seguo sempre perché sei normale”.

Normale? Perché come dovrei essere, speciale, diversa, viola?

Questi messaggi mi dicono una cosa: alcuni blogger appaiono fighetti e un po’ antipatici. Quel piedistallo su cui ti metti da solo o, peggio, ti ci mettono altri, pochi altri, può risultare sgradevole e potrebbe allontanarti dai tuoi lettori. Perché se sei blogger devi avere dei lettori, altrimenti siamo al diario segreto e ci sono delle moleskine bellissime nel caso.

Le mie competenze sul tema del personal branding sono nate e cresciute sul campo. Con il blog e i social.

Per me si parte dalle foto profilo e si va avanti con il linguaggio, i post, le condivisioni e anche i “mi piace”, i cuoricini e le stelline. La mia presenza online sono io, devo essere io. Chi mi incontra di persona deve riconoscermi per come sono fatta, come parlo, come la penso sulle cose importanti ma anche sulle cazzate.

Ops, ho scritto “cazzate”, una parolaccia! Sì una parolaccia perché, purtroppo, a me scappano le parolacce quando parlo.

Non esiste un modo univoco di stare online e di lavorare online, sarebbe davvero un mondo noioso (anche se un po’ di omologazione è evidente ad un occhio attento). Esistono tanti stili che sono diversi esattamente come quelli dei nostri potenziali clienti, agenzie, media o aziende che siano.

Il mio stile incontrerà i favori del mio futuro cliente che invece scarterà lo stile di un altro, o viceversa. Ma se sei blogger e sei freelance, vivi soprattutto di relazioni e le persone devono piacersi un sacco per poter lavorare insieme.

Concludendo, ecco il personal branding secondo me in 4 punti:

  1. essere fisicamente riconoscibili, mettendoci la faccia, ma quella vera non quella ringiovanita della prima comunione o ritoccata del matrimonio;
  2. mostrare le proprie debolezze, che non significa fare la lagna tutti i giorni dell’anno, ma raccontare anche quello che non va (altrimenti l’effetto Alice nel paese delle meraviglie è un attimo);
  3. coltivare le relazioni positive, quelle che creano uno scambio possibilmente alla pari;
  4. smetterla di fare gli adepti di quello o quell’altro sedicente guru, l’ho fatto per un po’, sbagliando, e ci guadagna soltanto il personal branding di quell’altro.

E con questo ho rotto il ghiaccio sul mio nuovo, bellissimo blog.

Published inWeb marketing

3 Comments

  1. Esattamente spiccatamente come la penso io che non riesco a essere una nessuna e centomila e che amo sentirmi dire da chi mi conosce: quando ti leggo ti ritrovo!

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