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La #cookielaw e il concorso all’Agenzia delle Entrate

cookielawAllora:

  • il banner molesto celo;
  • la privacy e cookie policy celo;
  • non ho assolutamente idea di come si blocchino i cookie ma la gente che ho pagato per mettere tutto in ordine dice di non impanicarmi.

Ma chi si impanica? È una vita che mi confronto con la PA italiana, con la barocchissima PA italiana, perché devo impanicarmi proprio ora.

Ho lavorato in quattro studi di commercialisti, cinque se conto quello di mio zio quando da ragazzina andavo d’estate a compilare gli inventari a mano (adoravo il suono della stampante ad aghi!).

Avete idea di quante leggi e leggine barocche bisogna affrontare se si ha un’attività o peggio ancora se si gestisce uno studio professionale? Non si è praticamente MAI in regola, se chi controlla vuole farti il culo, scusate il francesismo, qualcosa trova nella marea degli adempimenti.

Ma veniamo alla Cookie Law che se ne volete sapere di più leggete qui.

Il mondo del web è in fermento, mancano poche ore dall’entrata in vigore di una legge che porta con sé sanzioni che vanno da 6.000 a 120.000 euro. Insomma con tutti i blogger sprovveduti che ci sono in giro, ce n’è da ripianare il debito pubblico!

Il tutto per applicare una, vecchia, direttiva UE a tutela della privacy dei cittadini e utenti di Internet.

Bello, molto bello.

Poi però un bel giorno decidi di andare a fare un concorso per entrare come funzionario in Agenzia delle Entrate. Ti iscrivi sul sito, ma mi raccomando soltanto usando come browser Explorer che sugli altri non va, e ti iscrivi nel giorno in cui Microsoft decide di rottamare Explorere, ma a quelli delle Entrate non gliel’ha detto nessuno.

E che tu vuoi fare quel concorso magari non lo dici ad anima viva, magari al tuo datore di lavoro attuale o ai tuoi clienti non farebbe poi tanto piacere questo tuo gesto.

Insomma è una di quelle occasioni in cui la privacy vale davvero qualcosa: vale la spesa per mangiare e i soldi per bollette e affitto.

E quindi fai la prima prova del concorso, e poi? E poi l’Agenzia delle Entrate pubblica un bel pdf in chiaro con il tuo nome, cognome e votazione. Così, alla portata di tutti: clienti, concorrenti, capi, futuri capi, parenti, amici e nemici.

E allora, Signor Garante della Privacy, quando parliamo di privacy, di che cazzo stiamo parlando precisamente?

Published inL'angolo delle riflessioni

8 Comments

  1. Ma tu pensi che in questa vita ci riusciremo a vedere dei cambiamenti in positivo?

  2. Cioè, a me la PA olandese pure certe volte fa venire il nervoso, ma proprio la differenza di approccio sono anni luce: tu lavora e guadagna così ci paghi tante belle tasse con citi offriamo tanti bei servizi, noi partiamo dal presupposto che sei in buona fede e non ti rompiamo l’ anima per le sciocchezze, ma se te le facciamo notare ti metti in regola di corsa e comunque se ti becchiamo a fare il furbo ti facciamo a pois. Non la presunzione di intenzione delittuosa a prescindere.

  3. Lorenzo Lorenzo

    Un concorso *pubblico* è, evidentemente, una procedura di selezione pubblica, che non è sottoposta ad alcun regime di privacy, per ragioni che sono fin troppo chiare. Capisco il risentimento contro la burocrazia, ma non serve inventare problemi dove non ce ne sono.

    • Ciao Lorenzo. Benvenuto e grazie per il prezioso commento.
      Mi sprona ad essere molto più dettagliata nei prossimi post. A questo punto posso farne un bel filone di indagine.

  4. Ciao! Non per metterti ansia, eh, ma l’informativa lunga non dovrebbe poter essere sempre consultabile?
    Siccome sono giorni che cerco di mettere a norma il mio blog e vado in panico per poco. Mi hai rassicurato, se ti dicono i tipi pagati di non impanicarti, non mi impanico nemmeno io 🙂

    • Mi hai messo un dubbio. E adesso, senza panico, verificherò. Al massimo infilo un altro plugin con l’informativa sempre in vista 😉

  5. Quello è solo uno dei tanti modi in cui il tuo nome e cognome vengono messi in pubblico. Anche se ti sposi appari in chiaro. E se subisci un processo, a prescindere che tu sia colpevole o innocente: tutti devono saperlo. Senza contare quando ti ritrovi in TV al telegiornale, perché magari t’hanno ammazzato la moglie o un figlio. In tutti questi casi della privacy non frega niente a nessuno.

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