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Regime forfettario 2021: ecco cosa sapere

Vediamo i requisiti per accedere al regime forfettario, come funziona la flat tax, quali agevolazioni prevede e quali sono le novità introdotte per il 2021.

Regime forfettario: novità 2021

Prima notizia positiva: la Legge di Bilancio 2021 non ha introdotto variazioni o ulteriori limiti per l’accesso al regime forfettario. Ciò vuol dire che se stai pensando di aprire una nuova attività oppure ne hai già una che rispetta i requisiti previsti, potrai usufruire della flat tax al 15% (o, in caso di start up, al 5% per i primi 5 anni) e di tutte le altre semplificazioni previste dal regime forfettario.

Non solo: l’ultima proposta, contenuta nel documento conclusivo sulla riforma fiscale approvato il 30 giugno 2021 dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato, mira ad introdurre un paracadute per tutte quelle attività che, avendo superato il tetto dei 65 mila euro di ricavi nell’anno, sarebbero costrette ad uscire dal regime agevolato per passare a quello ordinario.

Una novità, a partire dal 1° luglio 2021, riguarda invece il commercio elettronico. Ma andiamo per ordine.

Regime forfettario: requisiti e agevolazioni

Liberi professionisti e ditte individuali (artigiani e commercianti) che rispettano i requisiti previsti accedono direttamente al regime forfettario, considerato come regime fiscale naturale per gli operatori economici di ridotte dimensioni, che in questo modo, possono godere di rilevanti semplificazioni fiscali, contabili e burocratiche. Ciò significa che, se a conti fatti, si ritiene più conveniente aderire al regime ordinario, bisogna farne espressa richiesta in sede di dichiarazione dei redditi. Le nuove attività invece, per accedere al regime forfettario, devono farne espressa richiesta entro 30 giorni dall’inizio dell’attività, indicando la scelta nel modulo di apertura della Partita IVA.

Accedono al regime forfettario tutte le attività che hanno i seguenti requisiti:

  • non superano il tetto dei 65 mila euro di ricavi annui;
  • hanno spese per personale dipendente o lavoro accessorio non superiore ai 20 mila euro annui, calcolate considerando anche le spese per compensi ai collaboratori, gli utili di partecipazione erogati agli associati in partecipazione con apporto costituito da solo lavoro e le somme corrisposte per le prestazioni di lavoro effettuate dall’imprenditore o dai suoi familiari.

Per tutti coloro che rispettano tali requisiti sono previsti:

  • tassazione agevolata al 15%, che scende, a determinate condizioni, al 5% per le nuove attività (start up), per i primi 5 anni di permanenza nel regime;
  • esclusione dall’applicazione dell’IVA in fattura, grande vantaggio per la competitività ma anche semplificazione della gestione contabile, comportando l’esonero dagli adempimenti legati all’IVA;
  • esonero dall’obbligo di tenuta dei registri contabili;
  • esclusione dall’obbligo di fatturazione elettronica;
  • esclusione dagli studi di settore ed esterometro.

Regime forfettario 2021: cause di esclusione

Oltre ai requisiti già visti, chi vuole usufruire del regime forfettario non deve rientrare tra coloro che ne sono esclusi, come specificato dall’Agenzia delle Entrate. Sono infatti cause di esclusione dal regime agevolato:

  • essere lavoratori dipendenti e assimilati, o pensionati con un reddito superiore ai 30 mila euro annui, ad eccezione dei lavoratori dimessi o licenziati nello stesso anno;
  • svolgere l’attività in regime IVA speciale;
  • risiedere all’estero, a meno che non si tratti di un Paese UE o di uno stato extracomunitario con accordi sugli scambi di informazioni e sempreché venga prodotto in Italia almeno il 75% del proprio reddito;
  • svolgere attività di cessione di fabbricati o porzioni di fabbricato, di terreni edificabili o di mezzi di trasporto nuovi;
  • partecipare in società che esercitano attività economiche direttamente o indirettamente riconducibili alla nuova attività di impresa;
  • avere come committenti esclusivamente ex datori di lavoro (dei due anni precedenti), o soggetti a questi riconducibili, tranne il caso in cui si sia trattato di periodo di pratica obbligatoria per l’esercizio della professione o arte.

Regime forfettario 2021: requisiti per le start up

Le start up possono usufruire dell’aliquota ridotta al 5% per i primi 5 anni se posseggono i seguenti requisiti:

  • nessuna partita IVA, né partecipazioni in imprese (anche familiari) o società nei 3 anni precedenti;
  • la nuova attività non deve essere una prosecuzione di un’altra attività svolta in modo autonomo o come lavoratore subordinato, a meno che non si tratti del periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni;
  • in caso di prosecuzione di attività già esistente, i ricavi o i compensi dell’anno precedente devono rispettare il limite dei 65 mila euro previsto per l’accesso al regime forfettario.

Regime forfettario 2021: come funziona

Una delle maggiori differenze del forfettario rispetto al regime ordinario riguarda la determinazione del reddito imponibile. Infatti, a differenza di ciò che accade nel regime ordinario, dove il reddito imponibile viene calcolato sottraendo analiticamente i costi sostenuti durante l’anno al totale dei ricavi, nel regime forfettario il reddito imponibile si ottiene applicando al reddito lordo un coefficiente prestabilito per ciascun tipo di attività. Ad esempio, per i commercianti il coefficiente di redditività è del 40%, perciò ipotizzando un reddito lordo di 50 mila euro annui, il reddito imponibile sarà così determinato:

euro 50.000 x 40% = 20.000 euro (reddito imponibile)

L’unico costo che i forfettari sottraggono in modo analitico è quello per i contributi previdenziali, ottenendo così il reddito imponibile su cui calcolare la flat tax del 5% o del 15%, a seconda dei casi.

Dunque, la valutazione circa la convenienza o meno di operare in regime forfettario va fatta considerando il settore di appartenenza ed i costi sostenuti per l’attività di impresa: è ben chiaro che il regime forfettario risulti particolarmente vantaggioso per chi opera in settori con basso coefficiente di redditività e non sostiene costi d’impresa troppo elevati.

Regime forfettario 2021: proposta la tassazione transitoria agevolata per i ricavi superiori a 65 mila euro

La proposta di riforma fiscale 2021 prevede l’introduzione di una importante novità per chi sfora il tetto massimo dei 65 mila euro previsto per la permanenza nel regime forfettario. Il documento approvato dalle Commissioni Finanza di Camera e Senato il 30 giugno 2021, alla base della legge delega che dovrebbe essere emanata entro il 31 luglio 2021, prevede un regime transitorio agevolato con tassazione al 20% per due anni per coloro che, trovandosi in regime forfettario, conseguono ricavi e compensi superiori a 65 mila euro. Per le start up al 5% la tassazione rimarrebbe bloccata al 10%, sempre per due anni. L’obiettivo di tale previsione è di rendere meno brusco il passaggio al regime ordinario, che spesso risulta dannoso per la crescita delle imprese.

Dunque, i passaggi previsti dal nuovo regime forfettario transitorio, su base opzionale ma vincolante per chi vorrà accedervi, sarebbero:

  • permanenza nel regime transitorio per i due periodi di imposta successivi al superamento del limite previsto dal regime forfettario, solo se in ognuno di essi si registri un incremento del volume d’affari almeno del 10%, con tassazione al 20% (al 10% per le start up che usufruiscono dell’aliquota ridotta al 5%) per lavoratori autonomi e ditte individuali con fatturato maggiore di 65 mila euro ma inferiore ad un tetto ancora da stabilire;
  • passaggio definitivo al regime ordinario dopo i due anni transitori.

Bisognerà attendere il Governo, che con la legge delega sulla riforma fiscale metterà a punto gli ulteriori dettagli.

Contributi previdenziali nel regime forfettario 2021

Per quanto riguarda i contributi previdenziali non ci sono novità per il 2021, dunque il lavoratore iscritto alla Cassa Previdenziale di competenza (nel caso ve ne fosse una) paga i contributi in base alle regole, ai minimali obbligatori eventualmente previsti e agli scaglioni di reddito da essa stabiliti.

Per i lavoratori senza una cassa dedicata, vige l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS che prevede un’aliquota contributiva, fissata ogni anno dall’INPS, per le varie categorie di lavoratori.

Inoltre, le ditte individuali in regime forfettario usufruiscono, dietro esplicita richiesta inoltrata all’INPS, di una riduzione del 35% sui contributi previdenziali da versare, ottenendo però un accredito di 8 mesi contributivi anziché dell’intero anno.

Regime forfettario 2021: fatturazione

Come già detto, i forfettari non espongono l’IVA in fattura, non sono sostituti d’imposta e dunque sono esonerati dalla liquidazione dell’IVA. Nelle fatture emesse devono semplicemente indicare la dicitura “Operazione senza applicazione dell’Iva ai sensi dell’art. 1 comma 58 L. 190/2014”.

Unico obbligo è quello di apporre la marca da bollo sulle fatture di importo superiore a 77,47 euro.

I forfettari non hanno l’obbligo di emettere fatture elettroniche, a meno che non si operi verso la Pubblica Amministrazione, ma è previsto un sistema premiale nel caso si emettano nel corso dell’anno solo e-fatture: la riduzione di 1 anno dei termini di decadenza per gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate. Anche i forfettari sono obbligati ad emettere scontrini elettronici e ad inviarne i dati entro 12 giorni dalla data di operazione.

Regime forfettario 2021: le novità nell’e-commerce

Dal 1° luglio 2021 è entrato in vigore il nuovo regime OSS (One stop Shop) in attuazione delle Direttiva UE n. 2455/2017 e n. 1995/2019, recepite nel nostro ordinamento dal D.lgs. 83/2021.

L’OSS è un sistema europeo centralizzato e digitale di assolvimento degli obblighi di dichiarazione e versamento IVA e prevede l’esonero dalla fatturazione, registrazione e dichiarazione IVA annuale. Con il nuovo sistema OSS in pratica l’operatore economico (sia in regime ordinario che in regime forfettario) può:

  • effettuare la registrazione telematica IVA in un solo Stato UE, ma che vale per tutte le cessioni di beni e servizi a distanza verso consumatori privati all’interno dell’UE;
  • fare un’unica dichiarazione elettronica OSS dell’IVA ed un unico versamento IVA per tutte le cessioni di beni e le prestazioni di servizi rese in ambito UE.

La registrazione telematica, per ora solo opzionale, avviene tramite il portale web appositamente predisposto dall’Agenzia delle Entrate che, automaticamente, trasmette i dati alle amministrazioni finanziarie degli altri Stati UE.

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Published inEconomia & fisco

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