Ieri ero a casa, sistemavo tutto, cercavo di riprendermi dalla notte insonne causa influenza di bimbopatato e mi preparavo ad un pomeriggio di networking (adesso si dice così invece che “faccio cose, vedo gente”)… e poi… e poi la radio l’ha messa, proprio lei LA CANZONE.
“Quello che le donne non dicono” è un pezzo che non riesco ad ascoltare senza piangere, a dire il vero io piango spesso e per delle cavolate (la mia terronaggine viene fuori dentro le lacrime insieme al sale), ma questa canzone mi mette in crisi proprio.
Ma cosa mi fa piangere? Il testo, certo, tra “giornate amare” e “notti bianche”, ma la verità è che quello che più mi tocca è il fatto che il brano sia stato scritto da un uomo, Enrico Ruggieri, e pare che per Fiorella Mannoia, l’autore abbia “toppato” con un solo vocabolo, anche se io trovo un eccesso di femminismo nelle parole che leggo su
wikipedia.
Ecco l’idea che un uomo sia in grado di descrivere una donna e di raccontarla dal di dentro mi ha sempre molto colpita, fin da ragazzina quando mi chiedevo com’era possibile che
Gabriel Garcìa Màrquez fosse stato in grado di descrivere così bene, tra le altre donne, quell’Amaranta di
Cent’anni di solitudine con la quale per tantissimi anni mi sono identificata. Una donna incompiuta e rancorosa, fredda e sola, ma tanto appassionata. Per anni ho pensato che sarei rimasta sola come lei, finché non ho incontrato l’uomo che è riuscito a raccontarmi dal di dentro, come Ruggeri, come Màrquez.
In definitiva la verità è che ci conosciamo molto più di quel che immaginiamo e siamo in grado di raccontarci, capirci e valorizzarci a vicenda. I problemi nascono dalla chiusura e dalla “comoda” gabbia degli stereotipi che è rassicurante e non costringe a riflessioni profonde ed allo sforzo di comprendere gli altri, di mettersi nei loro panni.
Io adoro questa canzone, trovo sia la massima espressione del magico e versatile universo femminile. Ogni volta che la sento alla radio alzo il volume :))
Ciao Serena, eh già!