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Sono 40: lascio la panchina

Ed eccoci qua, ho 40 anni! Buon compleanno a me 🙂

Facciamo che per prima cosa mi concedo di scrivere senza pensare all’ottimizzazione per i motori di ricerca, già lo faccio tutti i giorni più volte al giorno.

40 dicevamo, i miei primi 40 anni!

È una data importante, statisticamente parlando sono più o meno a metà del cammino (in realtà ci arriverò fra 2 o 3 anni, ma la cifra tonda ha un fascino ineguagliabile), e ho ripensato alla mia vita passata dividendola in quattro decenni.

I primi 10

L’infanzia, una famiglia serena, una mamma e un papà grandi lavoratori, una nonna sempre con noi. A proposito: grazie nonna Grazia, aver ereditato la tua pelle grassa mi ha fatto arrivare ai 40 con pochissime rughe e tanta gente che mi dice “ma dai! Credevo fossi almeno 5 anni più giovane!” Finalmente l’adolescenza brufolosa ha un senso. Ero una bambina abbastanza serena, giusto un filo d’ansia da prestazione, ma serena.

Da 10 a 20

Decisamente il decennio più merdoso della mia vita, ma l’adolescenza non è uno schifo per tutti? Dieci anni divisi in due parti, la prima al conservatorio con me che ero portata per la musica ma una pippa tremenda in pianoforte e una prof, di pianoforte appunto, che era la strega cattiva delle favole. L’ho anche cercata sui social, purtroppo lavora ancora e chissà quanti ragazzini ha continuato a rovinare con le sue urla e il totale disinteresse per il proprio lavoro.

Poi gli anni delle superiori e quello che oggi chiameremmo bullismo senza mezze misure. Brutta e secchiona, un mix micidiale per scatenare l’odio di ragazzini idioti con cui sei obbligata a convivere giorno dopo giorno.

Ma sono sopravvissuta, un po’ ammaccata e abbastanza annullata nella femminilità ma non fino in fondo.

Furono gli anni dei primi baci, ma arrivarono da lontano. Un ragazzo milanese tanto più grande di me, nelle sere d’estate della riviera romagnola. Mi disse che ero bella, io non sapevo di esserlo, e non pretese che dei baci.

E così arrivai al mio primo grandissimo cambiamento: a 19 anni emigrai a Milano, col peso sul cuore della famiglia lasciata in Puglia e la leggerezza di poter incontrare persone nuove, magari più simili a me e meno bulle.

Da 20 a 30

Decisamente un decennio ricco di emozioni forti.

In 10 anni ho vissuto a Milano e poi mi sono trasferita a Torino, sono andata a vivere da sola (cioè dividevo l’appartamento con mio fratello ma ci facevamo abbastanza i fatti nostri), mi sono laureata, ho scoperto il sesso e poi l’amore e mi sono anche sposata (non avevo nemmeno 29 anni).

Sono stati anni bellissimi di studio, divertimento e lavoro. Ho scoperto di essere una tipa simpatica (i miei bulli me l’avevano tenuto ben nascosto), affascinante, interessante e socievole.

Ho provato anche cosa vuol dire lavorare più di 60 ore a settimana, guadagnando moltissimo e vivendo zero. Ho capito che non volevo essere così infelice e ho deciso di scendere dalla giostra.

Ho provato il volontariato, la militanza politica e quella femminista. Ho avuto una serie di storie con ragazzi/uomini che per approssimazioni successive e per fortuna rapide mi hanno portata all’uomo che ho sposato più di 11 anni fa. E sono grata ad ognuna di loro perché mi hanno aiutato a disegnare Oppi nella mia mente e a riconoscerlo subito quando l’ho incontrato.

Da 30 a 40

Se ti guardi indietro lo capisci subito che la vita accelera di decennio in decennio. E se all’inizio sembra non succedere nulla poi succede di tutto.

Questi ultimi 10 anni sono stati gli anni in cui sono diventata madre, 2 volte, ma soprattutto gli anni in cui sono diventata una persona adulta e indipendente. Ho affrontato le gioie e i dolori più grandi di tutti questi 40 anni, ho imparato a vivere tutto con intensità e ad essere consapevole che nulla accade per caso e che tutto contribuisce a quello che sono (sì, la penso esattamente come Sansa Stark).

Sono i 10 anni in cui il mio matrimonio ha subito grandi prove per uscirne fortissimo e gli anni in cui abbiamo dovuto fare delle scelte per noi ma non più solo per noi, che ci sono due piccoletti che dipendono da ogni bivio che prendiamo.

Ho imparato che non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto ma che da sola posso comunque farcela in qualche modo.

E sono diventata freelance, ma sempre in panchina credendoci troppo poco io per prima.

E adesso?

E adesso è il mio momento, me lo dice sempre la mia mamma “i figli crescono e la carriera riparte perché sei matura e più libera”.

E quindi eccomi. Lascio la panchina in cui mi sono messa per tanti motivi e da qualche giorno sto lavorando per fare cose nuove. Perché ho tantissimo da dire e da dare, ho i miei capelli nuovi che volgono ad un bianco scintillante, ho il mio rossetto rosso, ho i miei splendidi 40 anni e sto arrivando!

Published inL'angolo delle riflessioni

7 Comments

  1. La rivincita dei panchinari, di chi è sceso a compromessi onesti, di chi non ha fatto a spintoni né ha fatto la voce grossa, di quelli che è bello incontrare per lavoro ma anche per piacere. Buon compleanno, Michi.

  2. Irene Irene

    La tua unicità e il tuo essere una grande donna, madre e moglie ti rendono speciale. Ancora auguri per i tuoi primi 40 anni che la strada possa essere fiorente e ricca di belle sorprese! Un abbraccio forte!

    • michela michela

      Grazie di cuore 🙂

  3. Antonio Antonio

    sono Antonio da Trieste. Ho letto la tua carriera… brava a scuola…. mai bocciata,,, io s”.. ho ripetuto la prima media… adesso lavoro… ho letto che ti sei laureata…magari con 110 e lode…imbocca al lupo x tutto!

    • michela michela

      Ero una studentessa normodotata e mi sono laureata con 101, un numero che adoro!

  4. serena serena

    ciao,
    ho dato un’occhiata al tuo blog piuttosto interessante 🙂
    io sono una mamma con un lavoro a t ind che non mi appaga ma non vorrei lasciare… ma nel mio cuore bolle in pentola la voglia di fare altro.
    Sono qui x un’nfo, vorrei capire dove posso trovare informazioni su come poter conciliare fiscalmente il mio lavoro a t ind. con un ‘altra attività p.iva/ collaborazioni vaire…?
    Grazie mille
    Serena

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