I mesi di maternità possono essere un’eperienza stupenda e allo stesso tempo devastante per una donna che ha sempre lavorato e che è stata letteralmente cresciuta nel culto del lavoro.
Non ho nessun problema a scrivere che i mesi di maternità sono mesi di grande solitudine.
Io il silenzio lo riempivo con la TV, come ho sempre fatto, e non sono riuscita a combinare nulla o quasi per me stessa, oltre ad abbrutirmi un bel po’.
E mentre le settimane passavano mi ricordavo della Silvia e del rossetto usato che mi aveva regalato in ospedale quando è nato Ernesto.
“Questo rappresenta una tradizione: è un rossetto usato e serve a ricordarti che non sei SOLO la mamma di Ernesto”
Io sono stata fortunata, la mia solitudine da mammitudine era costantemente alleviata da un compagno che ha capito che la chiave del benessere di nostro figlio passava attraverso il mio di benessere, un compagno che mi ha fatta sentire costantemente avvolta, amata, adorata, nonostante avesse a che fare con una donna nuova, una donna che aveva visto e sentito morire e rinascere in quella sala parto.
Ma mio marito non poteva fare tutta la strada per me e l’ultimo pezzo l’ho intrapreso io: il ritorno al lavoro.
Dopo pochi giorni dalla nascita di Ernesto ho realizzato che io non ero più io e ho iniziato a sognare il rientro al lavoro e le mie nuove reazioni alle vecchie situazioni. Ora che ci sono dentro mi rendo conto che le mie prime sensazioni erano corrette.
Amore, maternità e lavoro mi fanno sentire completa e mi danno la forza per decidere che adesso devo riprendere in mano una cosa che ho trascurato per molto tempo: il mio aspetto.
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Ok ADESSO PIANGO! sei veramente bella altro che “abbruttita” sei splendida dentro e fuori mia cara e questo è un pensiero insindacabile.
ma daiiiiii…. sono solo analista nata! 😉