Mattinata di ferie in città, sveglia senza sveglia, “lattone” per bimbopatato, colazione con il maritone, faccende di casa da sbrigare (mezzo metro di panni da stirare, piatti, pavimenti…).
Nel bel mezzo di una mattinata non proprio esaltante ecco che nella “scatola magica” compare un gioiellino mai visto: l’onorevole Angelina.
Leggo il titolo e già capisco, è iniziato da 6 minuti, dice il televisore, e c’è Nannarella che con un bimbo in braccio sommerge letteralmente di chiacchiere figli e marito ribadendo a tutti di rientrare in orario perché l’evento del giorno è che si mangia la pasta.
Ma la pasta non c’è, l’omino della borsa nera non ha avuto voglia di ritirarla.
E’ l’immediato dopoguerra sia per la sceneggiatura che per la realizzazione di questo film del ’47 di Luigi Zampa.
Ma sul film si possono fare mille ricerche, ho messo anche un link, e io non sono una critica cinematografica.
Invece voglio raccontare le mie sensazioni e quelle di mio marito che l’ha visto con me, ovviamente mentre lui continuava ad occuparsi di calciomercato (perché le sue ferie sono inesistenti) e io facevo la casalinga e la mamma con un bimbopatato più loquace che mai.
Ci è piaciuta la storia di questa moglie e madre battagliera che per sfamare i figli ha vinto un momento di notorietà e ha scoperto che poteva essere anche altro. Ci è piaciuta la figura adombrata di una marito, carabiniere, padre di cinque figli, moralmente distrutto dal dover preparare da mangiare per tutti perché come gli dicono orgogliosamente i bambini “mamma deve fare l’onorevole”.
Ho amato questa donna che non cede alle lusinghe dei politicanti e si lascia convincere a “scendere in campo” solo quando sono le sue pari, le donne del quartiere, a chiederle di rappresentarle e spiegano a modo loro cosa vuol dire fare l’onorevole.
La scena per me più forte è quella dei mariti del quartiere che vanno dal gentile consorte di Angelina a intimargli di dare un freno a sua moglie perché loro hanno fame e le mogli in riunione programmatica non cucinano più.
Mi piace il finale, ma quello non lo racconto…
Insomma questa storia mi ha fatto pensare a me stessa, alla mia voglia di essere altro insieme a moglie e madre, alla fatica della conciliazione e alla paura di sbagliare. Angelina ad un certo punto, presa dalla nuova avventura perde di vista i suoi figli che deviano da un percorso di onestà e correttezza.
E così io, Angelina e le altre siamo lì sospese su quel filo, con le nostre 8 braccia a fare le piroette. E se il triplo salto mortale carpiato ci riesce che gioia! Ma spesso non riesce e il senso di sconfitta sembra vincerci, ma una cosa non si può mortificare: la nostra essenza il nostro carattere. Quello viene fuori sulla distanza e ci tira per i capelli di nuovo su quel filo invisibile.
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