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Quella dipendenza a volte sconcertante: bilancio di mammitudine

Bimbopatato fra 3 settimane avrà 1 anno.
Un anno è il tempo che civilisticamente parlando si utilizza per redigere il bilancio d’esercizio e quindi ci siamo: bilancio di un anno di mammitudine.
Fare la mamma è una roba pazzesca, che spesso rasenta l’esperienza psichedelica. Mi spiego meglio, anche se chi ha almeno un figlio sa di che parlo: il primo mese di mammitudine passa come in preda ad un cannone unico e infinito. Ho un ricordo di me stessa travolta ed evanescente, mi è sembrato di essere in coma e di potermi guardare dal di fuori come nei film!
Latte, tette, pesate, pannolini, tutine… e capelli lavati ogni dieci giorni se capitava!
Poi abbiamo imparato a conoscerci e ad organizzarci io, bimbopatato e papasportivo, e da lì in poi tutto è andato bene, benone!
Non posso dir niente: dorme 10/12 ore a notte da quando aveva 3 mesi, ognuno dorme nel suo letto, l’abbiamo svezzato nel giro di 15 giorni e mangia senza troppe storie, piange poco e fa pochissimi capricci.
Ora io lo so che in queste poche righe mi sono attirata l’odio e l’invidia di tantissime mamme, ma anche per me c’è un però, c’è un lato oscuro della mammitudine che per alcune è sopportabile e per altre ogni tanto può generare dei risvolti drammatici.
La dipendenza, la dipendenza fisica di bimbopatato da noi, questo è per me il piccolo lato oscuro, l’angolino scheggiato di una foto radiosa.
Spesso mi sconvolge questa cosa di dover chiedere aiuto anche solo per andare in piscina, perché non c’è quella dei piccoli e per entrare e uscire devo chiedere il supporto di una terza persona. Mi stanca tantissimo il fatto di non avere libertà di movimento dovendo ogni volta calcolare il suo raggio d’azione e valutare gli eventuali pericoli anche solo per andare a fare pipì.
Ma come sanno le mamme più esperte di me, anche questa è una fase e passerà. E un po’ è passata con il ritorno al lavoro, perché per una neomamma il rientro al lavoro è un trauma e una liberazione insieme, anche se fa più carino parlare solo del trauma del distacco.
Ma vogliamo parlare anche del “sollievo” del distacco? Personalmente, tornando al lavoro, ho passato le prime 4/5 ore consecutive con me stessa dopo mesi (se contiamo anche la gravidanza). Io ero solo io e non io, bimbopatato, il marsupio o il passeggino, la borsa del cambio, il thermos per il latte, il latte (perché io di latte non ne ho avuto, ma questa è un’altra storia).
E io da sola, solo io, ha significato molto per bimbopatato perché solo allora sono diventa la sua mamma, prima ero una badante che rincorreva poppate e pannolini.
Come ho più volte scritto, lavoro per pochissime ore lontano da lui e spero di poter proseguire su questa strada, quindi son tornata al lavoro ma non sto perdendo nulla del piccolo (a parte un po’ di soldi che però risparmio in babysitter).
Adesso passato il primo anno di mammitudine la scheggiatura si sta ritirando e i nostri equilibri faticosi funzionano. Essere genitori è un’esperienza durissima, difficile, ma meravigliosa e indescrivibile, un po’ come il parto.

Published inL'angolo delle riflessioni

6 Comments

  1. Che dire? Niente da aggiungere, hai descritto tutto alla perfezione!

  2. Anche se sono solo un papà (e di conseguenza genitore di seconda classe), capisco il tuo conflitto interiore tra il desiderio di avere una vita tua e quello di seguire al meglio il bimbo. Di questo mi aveva avvisato la mamma, dicendo “Non sarai più solo”, che se da un lato conforta, dall’altro suona come una minaccia. 😉

    Ma la cosa più “simpatica” è che il dovere primo di un genitore (penso) è rendere il bimbo indipendente, in grado di affrontare il mondo con le proprie gambe. E una volta raggiunto l’obiettivo, probabilmente ce ne pentiremo.

  3. Grazie Dario per il tuo commento e punto di vista di pappitudine!

  4. Senti con questa frase
    “Non posso dir niente: dorme 10/12 ore a notte da quando aveva 3 mesi, ognuno dorme nel suo letto, l’abbiamo svezzato nel giro di 15 giorni e mangia senza troppe storie, piange poco e fa pochissimi capricci.”
    Hai attirato moooltiissime invidie. La piscina non so neanche cos’è e non vado a fare la pipì con la porta chiusa da quasi due anni se contiamo la gravidanza! (mio marito mi diceva nooo non ti chiudere, non si sa mai)

  5. Nuuuuuu…. daiiii, è che il pupo è proprio bravo di suo e in più noi siamo un pochetto old fashion come genitori 😉

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