C’è un posto qui a Torino che ha una caratteristica molto speciale: basta attraversare la strada per realizzare i propri sogni, professionali e non solo.
Quel posto è Corso Castelfidardo e sulle sue due sponde ci sono il Politecnico di Torino e GM Powertrain Europe, dove si progettano i motori diesel per tutto il gruppo GM a livello mondiale.
In un momento molto critico per il settore, il caso ha voluto che mi invitassero proprio lì dove si progettano e testano i motori, per incontrare le persone che lavorano a questi progetti e per ascoltare cosa hanno da offrire a chi verrà assunto.
Sì perché GM Powertrain Europe assume. Stanno cercando, con l’ausilio di Euro Engineering, società specializzata del Gruppo Adecco, 52 ingegneri meccanici, elettronici e meccatronici (di cui ignoravo l’esistenza, non si finisce mai di imparare!) di cui il 50% neolaureati.
Ritorniamo all’inizio. Basta attraversare la strada, dicevo. E infatti alcuni degli ingegneri con cui ho potuto parlare raccontano la propria storia più o meno così: “ho studiato Ingegneria elettronica al Politecnico di Torino, poi un dottorato di ricerca e poi… ho attraversato la strada e sono qui”. Ma la loro carriera non finisce in Corso Castelfidardo. Molti di loro hanno partecipato a progetti internazionali trascorrendo presso le sedi GM estere dai tre mesi ai tre anni, crescendo e imparando in un contesto multiculturale.
“Noi qua lavoriamo su tre turni, ma senza timbrare il cartellino, e iniziamo con le call dell’alba con l’India per chiudere con quelle in tarda serata con gli States”.
Il lavoro è flessibile, non ci sono gare fantozziane in entrata e uscita e per 10 giorni l’anno si può chiedere e ottenere lo smartworking, si può in pratica lavorare dovunque si voglia e pare i dipendenti gradiscano.
Insomma qui assumono, ma ci vuole il titolo di studio giusto e la mia mente ha iniziato a guardare tutto con gli occhi di mio figlio 5enne, che peraltro mi aveva pregato di portarlo con lui “tanto adesso ho il tablet e posso fare le foto dei posti come fai tu, mamma”. Ho chiesto se ci sono degli incontri tra ingegneri e studenti, in modo da orientare ragazzi e ragazze verso questi studi complessi quanto affascinanti. Mi hanno detto di sì ma si parte dalle superiori.
Poi però abbiamo incontrato Alberto Vassallo, ingegnere appena rientrato da un’esperienza di due anni negli Stati Uniti, che ci ha raccontato il suo lavoro in un modo talmente appassionato e coi toni di una favola che mi è venuto spontaneo chiedere “ma perché non lo portate nelle scuole primarie a raccontare cosa fa?”.
Nella speranza che si concretizzi questa mia idea vi lascio con una buona notizia. Si assume, in Italia, ma per lavorare con il mondo intero. Siete le persone giuste?
Per le candidature ecco l’indirizzo euro-engineering.it
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