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Italia: la terra dei cachi e delle proroghe

Da giugno 2018 collaboro con un nuovo cliente, un portale che offre contenuti tecnico-economici ad una platea di professionisti ed imprese: Directio.it.

Scrivo contenuti di carattere fiscale da anni ormai, ma adesso la mia attività si è ulteriormente intensificata e specializzata, anche perché scrivo per dei lettori esperti della materia e dunque che necessitano di un linguaggio molto più tecnico.

Ma che c’entrano i cachi e le proroghe?

Si starà domandando chi legge queste pagine.

Ebbene, lo sapevo fin da quando lavoravo negli studi professionali, ma adesso avverto fortissimo la necessità di mettere i miei pensieri nero su bianco: la proroga è una malattia gravissima di questo Paese.

Non c’è una scadenza certa che sia una e tutto questo penalizza soprattutto le persone ligie al dovere che fanno di tutto pur di rispettare i termini per una consegna e si ritrovano il giorno prima della fatidica scadenza (o addirittura il giorno dopo) con un rinvio, magari tramite un imbarazzante quanto criptico comunicato stampa, che concede tempo agli altri, a quelli che non ce l’hanno fatta o semplicemente hanno smesso di affannarsi da tempo perché “tanto poi arriva la proroga”.

In questo articolo Il Sole 24 Ore dice che ormai siamo a quota due proroghe al mese, come a dire che l’unica certezza negli adempimenti del Belpaese è appunto la proroga.

Proroghe e lentezza del legislatore

Sia chiaro, non sto colpevolizzando le categorie che chiedono e puntualmente ottengono le proroghe, talvolta concesse (come quella recente dello Spesometro) garantendo un lasso di tempo troppo ridotto e dunque utile più a creare confusione che a risolvere le problematiche per le quali la proroga era stata richiesta.

Il problema sta a monte. In Italia le regole cambiano più o meno due volte l’anno con Legge di Bilancio e successiva manovra correttiva. Ma si tratta di provvedimenti che di solito dettano delle linee guida per poi essere messi in pista con decreti attuativi e regolamenti mirati. Spesso questo comporta un’entrata in vigore della norma a ridosso del rilascio, ad esempio, dei relativi software di compilazione e controllo, cosa che manda in crisi software house, professionisti e contribuenti.

Una quantità inaccettabile di scadenze

Un altro problema legato a stretto filo a quello delle proroghe, riguarda la numerosità delle scadenze. Ho appena rivisto lo scadenziario  fiscale di ottobre, ultimamente mi occupo anche di questo, e siamo a circa 100 adempimenti tra comunicazioni. versamenti e altre attività. E non ho inserito tutto!

Mi sembra chiaro che tra scadenze infinite e proroghe che spostano alcune di dette scadenze e ancora adempimenti che appaiono e scompaiono due volte l’anno, c’è da diventare matti!

E non parlo per me, dal momento che tutto questo mi garantisce lavoro, tanto lavoro, talmente tanto che in questi tre mesi con figli a casa da scuola non ho potuto accettare tutto il lavoro che mi è stato offerto.

Parlo per chi fa impresa, per chi svolge un’attività in proprio, e deve sopportare questa quotidiana tortura che genera ansia e incertezza. Perché stando così le cose si sa in partenza che qualcosa sfuggirà, che qualcosa andrà storto e se ne pagheranno le conseguenze.

Come semplificare?

Non so, temo che la semplificazione vera sia lontanissima. Nonostante le possibilità ci siano e ormai lo Stato con i suoi vari organi possa accedere a qualsiasi informazione riguardante i cittadini-contribuenti. Insomma a parte i 730 precompilati non vedo molto altro all’orizzonte. Si chiede un mare di informazioni, che poi finiscono in sistemi che non si parlano tra di loro.

Avete presente la storia dei certificati vaccinali e delle scuole pubbliche che necessitano di un’autocertificazione per ammettere i bimbi secondo le nuove norme? Beh, se il sistema informativo sanitario e quello scolastico si parlassero, io oggi non avrei dovuto compilare a mano un foglio che dice cose che lo Stato italiano già sa e cioè che mio figlio è in regola con le vaccinazioni.

Spesso gli adempimenti fiscali sono questa cosa qui: dire mille volte in mille modi diversi le stesse, identiche, cose.

Published inEconomia & fisco

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