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2015: sognare? No, semplicemente continuare a combattere

Ve lo ricordate #duemilacredici?
Io sì. Era due anni fa, da lì a poco ci sarebbero state le elezioni politiche e c’era la speranza di uscire dalla crisi, presto.
Nel mio piccolo stavo chiudendo il primo anno di attività in proprio e mio marito era appena partito con la sua. Insomma un mare di sogni tranne uno: ricordo bene che durante quelle Feste dissi ai miei che forse no, non avremmo avuto altri figli oltre ad Ernesto perché occuparci di un figlio da soli, senza nonni vicini e senza risorse per una babysitter era troppo faticoso (eravamo nel pieno dei terrible two del nostro primogenito ed eravamo esausti).
Tanti sogni, dicevo. Io ero pervasa dall’ottimismo, dal “se puoi pensarlo puoi farlo”, dal “se ti piace fare qualcosa, allora avrai successo” e altre cose del genere.
Nel frattempo qualcosa iniziava ad andare storto, ma ancora non sapevamo bene cosa, l’avremmo scoperto più tardi.

Il 2013 iniziò molto male, con un mio problema di salute e il caos politico del nostro Paese. Decidemmo di mantenere la speranza e di non rinunciare al sogno di avere una famiglia più grande e iniziò la mia seconda, difficilissima gravidanza.
Il 2013 si chiuse con me che rischiavo la vita e il sogno di mio marito infranto da alcuni “compagni di viaggio”. Per lui fu come perdere un figlio.

Il 2014 ha segnato un ulteriore declino a livello personale e mi permetto di dire nazionale.
La vita ci ha messi alla prova negli affetti più cari, ha minato la nostra vita di coppia e familiare, il Paese invece è finito in mano a persone che si riempiono la bocca di parole come “rivoluzione” e “cambiamento” e un vocabolo che sto iniziando a detestare a causa dell’abuso: “sogno”.
Nel 2014 il mio proverbiale ottimismo ha subito un duro colpo. No, non si è esaurito, soltanto non è più cieco. Ho perso la cieca fiducia nelle opportunità della Rete, che è tutto tranne che orizzontale, ho perso la stima in tanti personaggi che un tempo seguivo ciecamente e a cui riconoscevo enormi competenze, ho scoperto che meritocrazia spesso vuol dire anche perdita di umanità.

Domani si chiude il 2014 e c’è un nuovo anno da affrontare.

Chi è al potere parla ancora di “sogni” e di “ritmo”, e ha una schiera di adepti che ormai sembrano membri di una setta religiosa talmente giustificano qualunque provvedimento (spesso mi ricordano Tafazzi e ridere mi fa molto bene).
Per quel che mi riguarda nel 2015 la parola d’ordine non sarà “sognare”. Il mio obiettivo per il nuovo anno è “combattere” e portare avanti tutti i buoni risultati che abbiamo raggiunto in questo anno che è stato il più difficile della mia vita. E so già che il 2015 partirà durissimo, feroce, sicuramente nella sua prima parte, perché non abbiamo ancora risolto tutto.

E allora, nonostante la politica miope che vende tanto fumo e le difficoltà certe di breve periodo, il mio augurio a me, a mio marito, ai miei bambini e a tutti quelli che passeranno di qua è quello di avere la forza di combattere e di andare avanti nonostante tutto.

Published inL'angolo delle riflessioni

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