Ci siamo amore mio, fra due giorni si chiude il nostro settimo anno di matrimonio.
Quel famigerato settimo anno di cui tanto si parla ovunque, quello della crisi.
Ed è stato un anno davvero critico il nostro, ne abbiamo passate di tutti i colori. Soprattutto colori cupi.
Ma siamo due testoni io e te, capacchioni si direbbe dalle mie parti, e abbiamo affrontato crisi di vario genere e malattie.
Ho imparato tante cose in questo settimo, brutto anno.
Ho sperimentato una solitudine che nemmeno sapevo esistesse, alleviata in alcuni momenti da persone che non mi aspettavo. Una solitudine che ha visto però l’assenza pesante di chi in qualche modo avrebbe dovuto esserci.
In quest’anno ho capito che posso farcela da sola, ma proprio sola sola, e che quello che provo per te è solo e semplice amore e non il bisogno di sentirmi amata e protetta o la paura di essere una donna sola.
Quest’anno ci siamo mossi come due parallele: io ho lottato per tutto quello che c’era di pratico e tu contro il tuo male che ti ha costretto ad “incontrare” davvero il tuo secondo figlio quando lui aveva già sei mesi, che ti ha costretto a vivere la sua di malattia da lontano e di soffrirne davvero solo molto tempo dopo.
Ma ad un certo punto a quanto pare le parallele si incontrano e abbiamo ricominciato a camminare l’uno verso l’altra. Insieme affronteremo le conseguenze di questo spaventoso anno. E le conseguenze si traducono in debiti e in scelte anche radicali. E allora faremo un passo indietro e vivremo per un po’ stretti stretti come facevano i nostri nonni, e me li ricordo bene i racconti di mia nonna sulle grandi manovre quotidiane per trasformare un soggiorno in una camera da letto e ritorno.
Ma ce lo siamo già detti: per fare un balzo in avanti bisogna prendere la rincorsa e questa sarà la nostra rincorsa.
E poi, dopo questo brutto, spaventoso, settimo anno, chi ci ferma più?
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