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Gravina non è un paese per bambini

Sono arrabbiata, ma tanto!
Nel mio ultimo, romantico, post ho parlato di ritorno al passato e di condivisione della memoria della mia vita da bambina con mio marito e mio figlio nel paese in cui sono nata e cresciuta.
Ecco: la condivisione si è fermata davanti a questo cancello, davanti a quel lucchetto chiuso.
Quella nell’immagine è l’area bimbi della pineta comunale di Gravina in Puglia.
Io ho passato lì tutti i sabati fino alla prima elementare insieme a mio padre a a mio fratello.
Sì perché nella mia famiglia, allora rivoluzionaria a modo suo, il sabato eravamo “di competenza di papà” dal risveglio al pomeriggio, senza intervento di nonne e mamma.
Perché al sabato papà non lavorava, ma mamma sì.
E per me e mio fratello era una giornata stupenda perché papà ci vestiva, ci pettinava, ci colazionava e poi ci portava in pineta alle giostrine a divertirci come matti fino a che, era nei patti, non pronunciava le parole FULL STOP. E allora senza dire niente e senza piangere dovevamo abbandonare i giochi e tornare a casa.
E allora oggi volevo portare il mio bambino su quelle altalene, su quello scivolo che mi ha vista rotolare giù tante volte e invece…. e invece le giostrine sono lì chiuse senza nemmeno un cartello che annunci il perché i motivi e i tempi per la riapertura di una struttura evidentemente rinnovata da pochissimo (i giochi sono nuovi di zecca!).
E se due indizi sono una prova questo paese odia i bambini e nessuno dice niente.
L’altro indizio sono i due giorni che ho appena trascorso a fare le gimcane ogni 5/10 metri per una serie infinita di marciapiedi spezzettati e senza scivoli, quasi impossibili da percorre con un passeggino e sicuramente impercorribili da una persona in sedia a rotelle.
Non ho fatto indagini, e mi ripropongo di farle, ma le mamme, quelle incacchiate che conosco in rete e che sorvegliano il buono stato dei giardini pubblici dei loro bimbi, dove sono? I genitori di questo paese, che era il mio paese, dove sono? Dove portano i loro bimbi?
Una mezza risposta ce l’ho. Qualcuno li porta a lezione di canto vista l’orrida esposizione sulle mura del paese di due bambini “famosi” perché cantano in trasmissioni delle TV nazionali.
Published inL'angolo delle riflessioni

2 Comments

  1. Come ti ho scritto in twitter, è l’Italia intera a non essere un Paese per bambini. E purtroppo vedi anche (o meglio, soprattutto) da queste piccole cose quanto un Paese tenga alle sue future generazioni…

  2. Probabilmente vivo una situazione privilegiata sebbene a Torino abitiamo in un quartiere popolare come Barriera di Milano. Ma almeno uno straccio di giardinetto e qualche scivolo ai marciapiedi ci sono.

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