L’idea di questo blogging day è nata per caso e la storia l’ha riassunta bene
Monica.
Di buone prassi e pluralità di generi ho parlato già durante il primo blogging day di #donnexdonne. Eccone un estratto:
“Quando sono uscita dalla sala parto mi sono ritrovata a dire a me stessa “adesso posso fare di tutto!”. Ma una cosa non possiamo farla: non possiamo aiutarci esclusivamente da sole! Da sole possiamo sostenerci, fare rete, confortarci e consigliarci, ma per sfondare il soffitto di cristallo dobbiamo lavorare con loro, con gli uomini.
E’ per questo che per me la buona prassi è lui: l’uomo che per mezza giornata tralascia il suo lavoro e si occupa con amore di suo figlio affinché sua moglie si realizzi professionalmente, il mio fan più sfegatato quando va in onda un mio servizio, quando scrivo un post sul blog, quando mi faccio valere in una situazione qualsiasi.”
L’intero post si può leggere
qui.
E allora ribadisco ora come allora che senza il contributo degli uomini è difficile trovare buone prassi. Se un uomo non riconosce il valore della donna con cui vive, lavora, collabora, progetta, è difficile imporsi, o meglio affermarsi.
Il nostro presidente del Consiglio ha detto alla ministra del Lavoro “commuoviti, ma correggimi”, e con 3 parole, come ho letto da qualche parte, le ha implicitamente riconosciuto il ruolo di massima esperta in materia tra le persone, tutti uomini, sedute a quel tavolo.
Qualcuno, quando ho parlato della mia contrarietà rispetto alle “quote rosa” mi ha risposto che dobbiamo imporci e che con “calma e calmetta” non si va da nessuna parte.
Io non ci credo!
Noi donne siamo più della metà della popolazione e abbiamo un grande potere che dobbiamo usare: quello di educare gli uomini che verranno. I nostri figli devono essere orgogliosi del lavoro delle proprie madri, dell’indipendenza economica delle proprie madri, della collaborazione che c’è in casa tra genitori.
Siamo noi madri che inculchiamo gli stereotipi, spesso non permettendo ai nostri compagni di occuparsi della casa “a modo loro”.
Se non lavoriamo di più sulle pari opportunità a livello personale non serviranno le “quote rosa”.
Chiudo questo post con un piccolo video. All’inizio vedrete mio marito che conduce una trasmissione che parla di calcio (argomento prevalentemente “maschio”); si tratta di uno scketch girato con il co-conduttore e la valletta e proprio mio marito si mette da solo alla berlina mentre la valletta ne esce vincitrice.
Purtroppo la scrittura televisiva di taluni programmi, proprio come l’educazione dei figli, segue spesso degli stereotipi stratificati e consolidati nel tempo. Ma poi basta un piccolo sketch a rompere gli schemi e a lasciar sperare…
Io sono per le quote rosa, ma capisco il tuo punto di vista e lo condivido anche.
Credo che davvero come coppia voi due rappresentiate una buona prassi.
Voglio approfondire davanti ad una birra, chissà che prima o poi…
Dai, ce la faremo a conoscerci di persona! E poi dicono che noi che lavoriamo online siamo sociopatici…