Mi aggiungo all’enorme buzz di questa giornata speciale per gli appassionati di Ritorno al Futuro.
Ma lo faccio per parlare dei fatti miei.
30 anni fa frequentavo la prima elementare da poche settimane ed ero una pupetta paciocchella e parecchio in gamba. Mamma e papà mi stavano crescendo nel culto del lavoro e della meritocrazia, nonostante tutto, nonostante le mazzate che prendevano quotidianamente scontrandosi con le schifezze di ogni giorno.
E allora come mi immaginavo da ragazzina? Dove pensavo mi sarei trovata il 21 ottobre 2015?
Facilissimo. Il mio futuro era brillante nella mia testa di bambina e tutto orientato alla carriera. Mi immaginavo a New York, grintosa e di successo con una storia fighissima come quella di Michael J. Fox (questa volta ne Il segreto del mio successo) oppure quella di Melanie Griffith in Una donna in carriera.
Mi immaginavo sola, con il tailleur e la 24 ore, a saltare da un aereo all’altro. E i sogni dei miei genitori erano più o meno quelli, magari meno internazionali e romanzati.
Un futuro possibile che non considerava un sacco di variabili, come quello del film. Un futuro che non è quello manco per niente.
Poi sono arrivate le variabili, non prima di aver in parte realizzato la faccenda del tailleur (ebbene sì, io a vent’anni circolavo prevalentemente in tailleur e oggi che ne ho 36 non ne possiedo nemmeno uno!), della 24ore (devo averla ancora, da qualche parte) e degli aerei (c’è stato un momento in cui ne prendevo uno a settimana).
Poi poco prima di trovare l’amore ho trovato me stessa e ho deciso di fermare la giostra.
Il risultato è che in questo 21 ottobre 2015 molto reale ho fatto colazione con mio marito e i miei due bambini in un piccolo trilocale di Torino (che quasi certamente non sarà più casa mia il prossimo 21 ottobre), ho portato a scuola e nido i bambini sperando che il più piccolo regga dopo una settimana di malattia, non so bene come arrivare al 31 ottobre ma in qualche modo faremo, visto che siamo monoreddito a tratti e viviamo in una grande città (per ora), ho raggiunto l’ufficio, o meglio la mia scrivania in coworking con un bus che non passava mai (altro che DeLorean volanti!).
Meglio i sogni da bambina o la realtà di una trentaseienne?
E niente, meglio la realtà! Sono scesa dalla giostra, le conseguenze sono un carico di preoccupazioni economiche e uno sforzo di finanza creativa non indifferenti. Ma quand’ero sulla giostra piangevo tutti i giorni ed ero parecchio sola, con tailleur fighissimi e firmati a farmi compagnia, ma mi sentivo sola. E poi faticavo ad addormentarmi e mi svegliavo nel cuore della notte urlando.
Adesso mi addormento in dieci secondi netti e mi sveglio soltanto se i bimbi piangono e certe volte nemmeno in quel caso, menomale che mio marito ha il sonno leggero!
E niente, mi piacerebbe un sacco che Torino fosse a massimo 25 km da Ancona: primo perché a Torino non ci sono mai andata (e mi piacerebbe annegare nel gianduia), e secondo perché mi piacerebbe condividere il coworking con te e le preoccupazioni da finanza creativa, sport molto diffuso anche a casa mia! Un bacio grande, Michela!
Però se venite a Torino qui posti per dormire ne abbiamo neh!