E’ stata la settimana della mia seconda volta al World Business Forum.
Una ricarica per la mente, davvero.
Ascoltare parole che trasmettono energia, idee, che fanno riflettere (ho scoperto di non essere una gran bella persona a causa di come traccio una “E” sulla mia fronte, pare non stia molto attenta al parere degli altri), che possono anche scuoterti nel profondo, quando capisci che i limiti che da sempre ritieni fisici invece sono solo una trappola della mente, un’autodifesa.
Ho scoperto tante cose, dicevo, ho trovato delle conferme come quando Tome Peters ci ha detto “il Personal Branding qualche anno fa era una buona idea, oggi è una questione di sopravvivenza”.
Ho scoperto tutte le potenzialità degli introversi, argomento che ho deciso di approfondire leggendo il libro di Susan Cain. Perché io sono estroversa a livelli patologici, credo, e a questo punto voglio capire.
Ma soprattutto ho scoperto che l’ottimismo è l’unico modo per affrontare la crisi e le crisi. Davanti ai drammi della vita si può reagire in diversi modi, ma quello più tossico possibile non sarà mai d’aiuto.
Alex Rovira ha raccontato che la crisi non è una catastrofe, le catastrofi sono irreversibili, le crisi invece sono opportunità. E questo lo credevo già prima di ascoltare lui e il suo speech da brividi.
La crisi sta portando le donne italiane a fare impresa. In un contesto sociale che penalizza il lato femminile del lavoro e mortifica la maternità, tante donne hanno deciso di smetterla di affidarsi ad uno Stato che le ignora e hanno preso in mano il loro futuro: l’Osservatorio sull’Imprenditoria Femminile di Unioncamere dice che il 63% delle nuove aziende aperte in Italia tra settembre 2012 e settembre 2013 sono capitanate da donne.
La crisi sta portando tante altre cose, come una contrazione dei consumi superflui, un’attitudine al riciclo e al riuso che si era persa almeno da una generazione: ritornano sarti e calzolai, ricompaiono aghi, ferri e uncinetti nelle case, ma tutto diventa condiviso. Si insegna agli altri come arrangiarsi, come cavarsela nonostante tutto.
La verità è che per due giorni di speech di altissimo livello ho pensato sempre, costantemente, a loro: ai miei due figli. Al loro futuro che nemmeno possiamo immaginare, alle cose buone, ma soprattutto ai danni che potrei causare loro. Ad esempio quello che il padre di Agassi gli ha fatto per farlo diventare un campione io spero di non farlo nemmeno in minima parte ai miei bambini. Devo impormi di non proiettare su di loro i miei sogni e desideri mancati, di fare tanti passi indietro per osservarli, per rispettare il Codice Civile italiano che impone, per legge, di educare i figli secondo le LORO attitudini.
E poi la cosa più bella del World Business Forum: gli altri, quelli che chiamo “i miei colleghi” anche se sono una freelance e lavoro per conto mio. Ma loro in qualche modo fanno il mio stesso lavoro e ogni mattina aprono con me la serranda di quell’ufficio virtuale fatto di discussioni, commenti, scambi di idee, progetti e collaborazioni.
Ecco, quando lavori tutti i giorni con qualcuno puoi anche arrivare al punto di non sapere più se vi eravate già incontrati oppure no (e qualcuno tra di noi se lo chiedeva). Vedersi e rivedersi dal vivo crea subito l’effetto “gita scolastica”. Guardare negli occhi persone che stimi e segui è un’emozione fortissima.
C’era una blogger portoghese che ad un certo punto mi ha detto stupita “ma voi blogger italiani vi conoscete tutti? Vedo che vi salutate con tanto calore, vi abbracciate e chiacchierate fitto fitto”. Vedersi descritti dall’esterno fa un certo effetto, anche se quelle cose già le pensavi.
Ora, siamo un gruppo di esseri umani e non è che ci amiamo proprio tutti con trasporto, ma visto il lavoro che facciamo, sappiamo benissimo che ognuno è un pezzettino di miglioramento per l’altro.
Cara Michela,
hai scritto un bellissimo articolo come sempre. Da ottimista cronico ho sempre vissuto le crisi con spirito d’avventura poiché sono porte che aprono la via a nuove realtà.
Inoltre, da blogger capisco molto bene quello che hai detto sulla categoria. Io la vedo come una grande famiglia allargata di cui sono orgoglioso di far parte poiché i miei blog hanno un forte legame con le mie passioni.
Infine, mi fanno molto piacere i dati che hai riportato sull’imprenditoria femminile. Non potendoci attendere nulla dallo Stato e dalla classe politica attuale dobbiamo fare tutti come queste coraggiose donne che hanno dato vita alle loro attività.