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Le opportunità nella crisi: crescere durante la pandemia

A settembre 2020 ho tenuto un talk al Freelancecamp di Marina Romea. Ho raccontato cosa è successo a me e al mio lavoro dalla fine di febbraio 2020, con l’arrivo della pandemia.

Ecco il testo integrale del mio intervento e a seguire il video di quello che ho detto dal vivo.

Chi sono e come me la cavavo prima del Covid

Bentrovati, siamo un duo affiatatissimo da anni: io e la mia sindrome dell’impostore! 

Visto che lo scorso anno vi abbiamo parlato qui di disgrazie come le cartelle esattoriali e la fatturazione elettronica, quest’anno abbiamo alzato l’asticella e parliamo di pandemia globale. 

Ma veniamo al sodo. 

Sono Michela Calculli, e il 2020, già oggi mentre vi parlo, mi ha fruttato più della media del fatturato degli 8 anni precedenti.

Sono una blogger professionista e una content creator e le mie specialità sono: Economia, Finanza e Fisco. Insomma soldi che entrano, escono e fanno dei giri immensi ma poi si spera ritornino.

Quella che voglio raccontarvi oggi è la strana storia della mia attività durante la pandemia, che è andata benone nonostante io non produca né mascherine né gel disinfettante. 

La situa fino al 21 febbraio

A gennaio 2020 ero (già) una freelance all’ottavo anno, tipo conservatorio, e vedevo tutto rosa. 

Nel 2019 ho compiuto 40 anni, ho partecipato a due Freelancecamp e grazie a questi e altri eventi ho deciso che la mia attività ormai è un lavoro serio da amare e far crescere e non più soltanto un ripiego utile al mio essere madre che nel 2012 ha pensato che la partita IVA fosse l’unica via per la conciliazione. 

A proposito, l’unica via, al momento, per la conciliazione, si chiama “condivisione dei carichi fisici e mentali con l’altro genitore dei vostri figli, tipicamente il padre”. 

Lo dico dall’alto della mia esperienza decennale! 

Dicevamo, andavo a gonfie vele. A gennaio 2020 ho ripreso il lavoro dopo le vacanze di Natale e febbraio si avvia a chiudersi con un fatturato mai raggiunto prima, per non parlare di marzo. 

Cavoli, a marzo avrei fatto quattro cose bellissime:

  • presentare un libro sull’educazione finanziaria in qualità di esperta della materia, intervistando l’autrice;
  • tenere un talk su fisco e investimenti, in duo con una consulente finanziaria, ad un evento molto importante;
  • avere un’occasione di networking durante un convegno dedicato alla comunicazione;
  • firmare il contratto di collaborazione più grosso e bello della mia carriera. 

Va tutto davvero a gonfie vele.

Momento “porca miseria!”

Poi dal 21 febbraio, come sappiamo tutti, le cose precipitano. Dal paziente 1 di Codogno al lockdown nazionale passano 17 giorni, tutte le belle cose programmate per marzo svaniscono nel nulla e il Paese spegne i motori perché la vita e la salute vengono prima di tutto.

Io, che a volte (sempre) prendo le cose molto sul personale, inclusa una pandemia globale, inizio a desiderare di accamparmi sotto il piumone a piangere e a godermi l’ansia fino a fine lockdown. Inizio a dire a mio marito “ecco, l’universo mi parla! Io non devo avere ambizioni, il mio lavoro è finito! Dovrò chiudere bottega!”. A nulla valgono le rassicurazioni di consorte, amici, colleghi e pure clienti. 

Sì sono del segno dei gemelli e meridionale 100%: il melodramma è il mio pane quotidiano! E non è un caso che io abbia una passione patologica per le telenovelas di ogni genere, vado dalla Colombia alla Turchia, passando per Corea del Sud, Cina, Vietnam e Grey’s Anatomy!

Poi a cena vi do qualche dritta! 

Dicevamo? 

La gente che fa cose

Sono veramente giù, dicevo, quando arriva la mazzata definitiva: inizio ad osservare gente del mio settore, la comunicazione, che si attiva, organizza webinar, corsi (ve li ricordate i corsi gratuiti lanciati con le catapulte, previa “donazione” del vostro indirizzo mail?), qualunque cosa pur di non finire nell’oblio.

Sono stati giorni pesanti in cui il pessimismo ha preso davvero il sopravvento.

Ma io, come più o meno tutti, non posso stare sotto il piumone per due motivi più uno: due pischelli di 6 e 10 anni e il loro papà che già prima della crisi era in bilico con il suo di lavoro.

L’illuminazione o la botta di culo, devo decidere…

Poi è arrivato a travolgermi un mix di lucidità consapevole, velocità di esecuzione e bucio de… Per i conoscitori del grande Nando Martellone. 

Cosa fare e cosa non fare, prendo una decisione. Basta! La gara deve restare impostata su di me, una competizione personale e non con gli altri. E per farlo devo concentrarmi su quello che so fare bene, cioè scrivere e spiegare robe complicate, e non disperdere le energie all’inseguimento di chiunque mi passi sotto il naso.

Per quello mi cercano e mi pagano. Per quello quando facevo la schiava in uno studio di commercialisti, i clienti anziani chiedevano alla segretaria di parlare sempre con la dottoressa Michela. E quando gli consegnavo io gli F24 almeno non piangevano come al solito! 

Torniamo a noi. 

Nella crisi focalizzarsi e verticalizzare può diventare l’unica scelta per emergere, mentre intorno a te tutti si sbracciano. Eccome se si sbracciano! 

Mi concentro e inizio a produrre contenuti, sia per i miei clienti sia per i miei canali social o meglio per un solo canale: Instagram. Gli altri li abbandono, aggiornando in maniera passiva. 

Per non perdermi in mille rivoli e combattere l’ansia a testa bassa.

Anche perché lavorando sulle cose di soldi, purtroppo non posso silenziare le all news e mi tocca ascoltare di tutto e di più, rintanata alla mia scrivania in camera da letto, mentre il piumone mi chiama tentatore. 

I minion

Ma da sola non posso farcela, è il team che fa la differenza, come dicono quelli bravi che parlano all day long di startup innovative

E loro tre diventano i principi azzurri giunti in soccorso. Si organizzano tra di loro e capiscono che il mio lavoro va protetto fino alla fine dell’emergenza, perché serve a tutti noi, siamo una squadra.

I miei minions si chiamano Oppi, Ernesto e Liborio. E in questi mesi ci siamo mossi come un’orchestra per far sì che ognuno potesse vivere e impegnarsi nonostante il caos mondiale e i nostri cuori spaventati (perché uno di noi 4 è fragile e se si ammala di Covid può finire in terapia intensiva).

Quando sono diventata una “bimba di Giuseppe Conte” contro la mia volontà

Scrivo contenuti, dicevo. E subito dopo il 9 marzo iniziano a girare le voci su un decreto da 25 miliardi, cacchio una mezza finanziaria

Considerate che la Legge di Bilancio dell’autunno scorso valeva 32 miliardi. 

Ecco, sono stati quei due numeri lì ad illuminarmi. Io ogni anno dedico l’autunno a decodificare la Legge di Bilancio, dunque in mezzo a quel caos, capisco che devo mettermi in modalità finanziaria. 

Raccolgo tutte le indiscrezioni e mi presento durante un evento online in cui sono ospite a spiegare in video cosa sta succedendo. 

Chiudo il mio intervento, apro LinkedIn e trovo un messaggio: “ho seguito il tuo talk, mi mandi una mail con le tue quotazioni e specializzazioni?”

L’editore di Notizie.it mi chiede un editoriale su scuole e famiglie, il primo della mia vita.

E poi mi chiede due dirette Facebook con milioni di utenti connessi per spiegare le misure economiche prese dal Governo. 

E poi parte la serie più seguita d’Italia: Il Decreto. E ormai sapete quanto io dipenda dalle telenovelas. 

E io divento una “bimba di Giuseppe Conte” a mia insaputa! 

Cioè, non proprio. 

Io divento, per i miei follower e lettori, una mediatrice culturale (e sono tuttora convinta che il governo mi debba dei soldi per questo!). 

Poi nuova idea: so un sacco di cose, le scrivo nei miei blogpost. Perché non faccio una gallery su Instagram con i punti salienti del Cura Italia? Cacchio funziona!

Le fate madrine

Iniziano a condividermi in tantissimi, anche una parlamentare molto attiva sui social (la prima fata madrina), il che fa crescere i miei follower su Instagram e l’autorevolezza, soprattutto presso me stessa che vivo insieme alla mia sindrome dell’impostore. 

Continuo con le gallery, ma io sono brava con le parole non con i visual. Le mie gallery sono utili ma esteticamente fanno pena. 

Arriva un’altra fata madrina: una grafica freelance. In DM mi ringrazia per il lavoro di divulgazione e vuole donarmi una consulenza. Studia per me una palette di colori, un font adatto e crea una base su Canva per le mie gallery. Che potete consultare andando su @michelacalculli 

La mia sindrome dell’impostore adesso ha la carrozza, l’abito e le scarpette di cristallo. E i principi che seguono la DAD in soggiorno! 

E ha anche tutti i topini aiutanti! Chi mi legge mi ringrazia, mi fa domande e addirittura confidenze sulla propria situazione economica. E in molti mi dicono la stessa cosa: i miei spiegoni li tranquillizzano. 

I conti

Arriva luglio e faccio due conti. Il mio fatturato rispetto al luglio 2019 è cresciuto del 300% e io ormai sono stremata. 

Ho raggiunto la soglia massima di lavoro fattibile da sola quindi:

  1. sto alzando le tariffe
  2. ho ingaggiato una collaboratrice

(nel frattempo arrivano 3 nuovi clienti: un’agenzia per un fondo pensione, una società di consulenza e formazione con cui sto progettando dei corsi, un brand con cui ho appena firmato una partnership, come le influencer Instagram vere!) 

Continua…

Ma voglio chiudere con la mia nuova collaboratrice.  La mia prima collaboratrice!

Io stavo pensando di… Ma è stata lei a farsi avanti durante una chiacchierata in chat tra amiche. 

Una vecchia compagna di scuola, avvocata abilitata e madre di 3 figli ormai grandi, che ha mollato la carriera per la famiglia. Quando il suo primogenito aveva 2 anni, ha partorito due gemelli! 

Una che a 41 anni ha una spinta per rimettersi in gioco formidabile. Il suo entusiasmo è pazzesco e io la formerò da zero a 1000 chilometri di distanza. 

E se da qui a fine anno va tutto bene, conto di coinvolgere almeno altre due donne con le medesime caratteristiche. Ottimi studi, grande intelligenza e carriere interrotte dalla maternità. Se devo condividere il mio lavoro, voglio farlo con donne, madri e over 40. Come me! 

Domande? 

Vi dono io una risposta: il più figo delle telenovelas mondiali è Can Yaman! 

Fermi! Non ho finito

Lo so che questa è la mia storia e la natura del mio lavoro mi ha aiutata e che non è replicabile su ogni tipo di attività, penso a chi lavora nei settori di ristorazione e turismo. 

Ma tre cose in questa storia sono replicabili da chiunque:

  1. il lavoro in team in famiglia, e lo dico soprattutto alle colleghe con figli;
  2. fare la gara su se stessi dando meno peso a quello che fanno gli altri, che spesso ci distrae e disperde le nostre energie, che nei momenti di crisi sono ridotte e dunque preziose;
  3. focalizzarsi su ciò su cui si eccelle e fare la differenza per davvero.

Ma le robe che dovevo fare a marzo?

Magari stavate in penZiero… 

Dunque l’evento di comunicazione e il talk con la consulente finanziaria di terranno, si spera, in presenza ad ottobre. 

Il contrattone l’ho poi firmato in aprile e sto lavorando e incassando. 

Il libro l’ho presentato online e trovate il video sul bilancio familiare sulla mia IGTV. L’ho studiato durante il lockdown, quando portavo i piccoli in cortile per la loro ora d’aria quotidiana e per dare respiro al loro papà. 

È andato tutto abbastanza bene, dai! 

E adesso il video del mio talk, enjoy!

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